Foreste

La storia delle foreste islandesi abbattute dai Vichinghi

IslandaCome trovare l’uscita da una foresta islandese? Basta alzarsi in piedi. È la vecchia battuta sulle minuscole foreste del paese, che infatti ricoprono appena il 2 per cento della sua superficie nazionale.

Ma non è sempre stato così. Quando i primi vichinghi sbarcarono sull’isola la trovarono coperta di foreste. Secondo un'antica prime saga, “a quel tempo, l'Islanda era coperta di boschi, tra le montagne e la riva”.

Ma i vichinghi cominciarono prontamente ad abbattere le foreste per fabbricare navi, e a dissodare il suolo per farne campi e pascoli. “Così hanno eliminato il pilastro dall'ecosistema”, spiega al New York Times Gudmundur Halldorsson, ricercatore del Soil Conservation Service island.

E non basta. I vichinghi hanno anche importato pecore nell’isola, che hanno impedito la ricrescita degli alberi “Il pascolo ovino ha impedito la rigenerazione delle betulle dopo il taglio e l'area boschiva ha continuato a ritirarsi”, spiega il Servizio forestale islandese. In passato la scomparsa delle foreste è stata imputata a una specie di la piccola era glaciale, o alle eruzioni vulcaniche, ma la più recente ricerca ha individuato il vero responsabile: l’uomo.

Scoperta in Antartide una foresta che risale a 260 mln di anni fa

AntartideUn team di geologi ha scoperto i resti di una foresta antica 260 milioni di anni fa nel cuore dell’Antartide. Questo continente infatti non è sempre stato un deserto di ghiaccio: 260 milioni di anni fa, era ricoperto da lussureggianti e rigogliose foreste, una delle quali è stata appunto rinvenuta dagli scienziati.

I paleoecologi dell'università del Wisconsin-Milwaukee hanno trascorso la scorsa estate scalando le montagne transantartiche dell’Antartide, alla ricerca di fossili del passato verde e boscoso del continente.

“Conoccevamo già i fossili rinvenuti in Antartide dalla spedizione di Robert Falcon Scott del 1910-12", spiega Erik Gulbranson, capo squadra del team ricerca paleoecologico. “Ma, la maggior parte dell'Antartide è ancora inesplorata, si ha spesso l’impressione di essere la prima persona a scalare una certa montagna.”
I ricercatori hanno scoperto che gli alberi erano proliferati in Antartide alla fine del periodo Permiano, quando il continente era più caldo e umido di oggi.

All'epoca l'Antartide faceva parte del Gondwana, un supercontinente che attraversava l'emisfero australe e comprendeva l'Australia, il Sud America, l'Africa e l'India.

In questo pianeta difendere le foreste può costare la vita. Nel 2016 uccise oltre 200 persone

DeforestazioneQuasi quattro persone alla settimana sono state assassinate nel 2016, perché difendevano le loro foreste, i loro orti o i loro fiumi dalle compagnie dello sfruttamento forestale, minerario o agricolo. E’ quanto denuncia un rapporto di Global Witness pubblicato di recente. Oltre 200 persone sono state uccise nel 2016, con una crescita netta del fenomeno (rispetto alle 185 dell’anno precedente) e una diffusione sempre più estesa, con 24 paesi coinvolti, rispetto ai 16 segnalati nel 2015.

Il rapporto riferisce la triplicazione degli omicidi in India, dove la brutalità della polizia è il principale fattore.

L'America Latina resta la regione più colpita, con il 60% degli omicidi.

La difficoltà nel reperire informazione lascia però sospettare che il numero reale degli omicidi sia ben più alto. L'omicidio solo è la punta dell’iceberg di una ben più vasta serie di metodologie utilizzate per mettere a tacere i difensori delle terre comuni, che vanno dalle minacce di morte, agli arresti, alle violenze sessuali, ai rapimenti e alle azioni legali aggressive.

“Mi minacciano per farmi tacere. Ma io non posso tacere. Non posso restare in silenzio di fronte a quello che sta accadendo al mio popolo. Ci battiamo per le nostre terre, per la nostra acqua, per la nostra vita", ha spiegato Jakeline Romero a Global Witness. Jakeline è una attivista indigena colombiana che ha affrontato anni di minacce e intimidazioni per aver denunciato gli impatti devastanti della più grande miniera a cielo aperto del mondo, El Cerrejón. Di proprietà di imprese quotate e Londra, BHP Billiton e Anglo-american, il progetto è stato accusato di aver distrutto le falde acquifere e causato deportazioni di massa. Ma il management locale, come sempre accade in questi casi, ha negano gli impatti e accusato gli attivisti di violenze.

"Questi rapporti raccontano una storia molto triste. La battaglia per proteggere il pianeta si sta rapidamente intensificando e il costo si conta nel numero di vite umane sacrificate. Sempre più persone, in sempre più più paesi, sono state lasciate senza altra scelta che battersi contro il furto delle loro terre e la distruzione del loro ambiente. Troppo spesso vengono brutalmente messi a tacere dalle élite politiche e economiche, mentre gli la polizia e i finanziatori fanno finta d non vedere ", spiega Ben Leather, di Global Witness.

Quasi il 40% degli omicidi è ai danni di indigeni, poiché la terra che hanno abitato per generazioni è stata rubata da imprese, latifondisti o da consorzi statali. I progetti vengono imposti alle comunità senza chieder loro previo e informato consenso, e l'inizio dei lavori è accompagnato dal presidio di polizia ed esercito. Questi ultimi sono responsabili di almeno 43 omicidi. Le proteste sono spesso l'unica opzione rimasta alle comunità proteggere il loro ambiente.

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