Mini ghepardo è il primo robot quadrupede che fa le capriole

Il nuovo mini robot ghepardo è elastico e leggero. Può esibirsi, con estrema scioltezza, in una gamma molto ampia di movimenti

Per gli sviluppatori il design leggero e ad alta potenza di questo robot rappresenta la piattaforma perfetta per condividere e giocare.

Il nuovo mini robot ghepardo del Massachusetts Institute of Technology è elastico e leggero. Può esibirsi, con estrema scioltezza, in una gamma molto ampia di movimenti: può piegarsi e allargare le gambe, permettendogli di camminare sia a destra che a testa in giù. Il robot può anche camminare su terreni sconnessi a circa il doppio della velocità di camminata di una persona media.

Con un peso di soli 9 chilogrammi il quadrupede possiede una elevata agilità: quando viene calciato a terra, il robot può velocemente raddrizzarsi. Ha la capacità di eseguire una capriola a 360 gradi da una posizione eretta. I ricercatori affermano che il mini robot ghepardo è stato progettato per essere praticamente indistruttibile: Se una capriola all'indietro finisse con un esito negativo i danni alla sue parti meccaniche sarebbero praticamente irrilevanti.

Nel caso in cui un arto o un motore si rompono, il mini ghepardo è progettato con una tecnologia modulare: ciascuna delle gambe del robot è azionata da tre motori elettrici identici, a basso costo, che i ricercatori hanno progettato utilizzando parti pronte per l'uso. Ogni motore può essere facilmente sostituito con uno nuovo. "Potresti mettere insieme queste parti, quasi come i Lego", afferma lo sviluppatore capo Benjamin Katz, (1) un tecnico associato nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica del MIT.

I ricercatori presenteranno il design del mini ghepardo alla Conferenza internazionale sulla robotica e l'automazione che si terrà a maggio. Attualmente i meccanici stanno costruendo più macchine a quattro zampe, puntando a un set di 10, con l'intento anche di poterli prestare ad altri laboratori.

George Orwell fu una creazione della CIA

George Orwell, il cui vero nome era Eric Blair, fu una pura creazione della CIA indipendentemente dall’opinione sulla qualità letteraria del suo lavoro

La Cia convertì George Orwell, il cui vero nome era Eric Blair, nel massimo autore del dopoguerra.

“La verità è che George Orwell, scrive il nostro collaboratore Manuel Medina, era una pura creazione della CIA, indipendentemente dall’opinione sulla qualità letteraria del suo lavoro”. La Central Intelligence Agency non risparmiò un dollaro da investire per promuovere la sua opera”. Dal canto suo, non ebbe scrupoli a diventare uno dei protagonisti della sua opera 1984, denunciando 125 intellettuali ai servizi segreti inglesi, come rivelato da documenti desecretati dal governo di Londra.

George Orwell, il cui vero nome era Eric Blair, nacque in India nel 1903 dove suo padre era funzionario coloniale, da una famiglia ristocratica inglese. Parte dell’adolescenza la passò nel famoso ed elitario “Eton College”, una scuola in cui le classi benestanti inglesi istruivano, ed istruiscono, la loro prole. A 20 anni, l’ammirazione per l’impero inglese lo portò ad arruolarsi nella Polizia Imperiale, venendo assegnato alla Birmania.

Nel 1927, dopo aver accertato direttamente la natura delle forze repressive inglesi nelle colonie, tornò a Londra, dove cercò di farsi strada come scrittore. Come risultato della sua esperienza birmana, dove assistette a tortura e derisione della popolazione nativa, il suo pensiero politico si radicalizzò verso sinistra. Sebbene il rapporto con la polizia inglese e le sue esperienze nel mondo sotterraneo parigino gli fornissero materiali abbondanti per creazioni letterarie, i suoi primi romanzi non ebbero il minimo successo. Nel 1936, Orwell viaggiò in Spagna e si arruolò nell’esercito repubblicano per combattere la ribellione franchista.

Quella esperienza che, in realtà, fu di pochi mesi, servì per scrivere “Omaggio alla Catalogna”, forse il suo miglior lavoro. Durante la presenza in Spagna ebbe l’opportunità di assistere agli scontri tra militanti comunisti e repubblicani, da un lato, e anarchici e del POUM dall’altro. Il dramma di quel combattimento fratricida, che Orwell visse dalla parte dei perdenti, l’avrebbe portato a definirsi ideologicamente uno strano cocktail che combinava anarchismo e una variante originale del trotzkismo.

Martin Pall spiega il grande inganno della rete 5G

Il 5G comporterà pulsazioni particolarmente potenti da utilizzare, che potrebbero quindi essere particolarmente pericolose

Latitante il giornalismo d’inchiesta sui lati oscuri del 5G, OASI SANA pubblica un’inchiesta a puntate per riportare le voci più autorevoli al mondo in campo medico, accademico, scientifico e di ricerca che, a vario titolo, si occupano di elettrosmog e dei pericoli dell’Internet delle cose. PRIMA PUNTATA

Più che il futuro ipertecnologico a portata di mano, il 5G è infatti un progetto mondiale pericoloso per umanità ed ecosistema, totalitario e totalizzante nella previsione della copertura del 98% del territorio nazionale per servire il 99% della popolazione italiana irradiata in maniera ubiquitaria, cumulativa e multipla da inesplorate radiofrequenze (già possibili agenti cancerogeni per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) per cui l’Istituto Ramazzini, prima della commercializzazione delle nuove bande, s’è messo a disposizione del Governo per studiarne in Italia gli effetti biologici.

La prima puntata dell’inchiesta ‘5G, il grande inganno’ non poteva non cominciare dalle parole di Martin Pall, autorevole figura di spicco a livello mondiale, professore emerito di Biochimica e Scienze Mediche di Base all’Università Statale di Washington (Stati Uniti d’America).

“Abbiamo già discusso due questioni che sono essenziali per comprendere il 5G. La prima è che i campi elettromagnetici pulsati sono, nella maggior parte dei casi, molto più attivi biologicamente rispetto ai campi elettromagnetici non pulsati (spesso chiamati a onde continue). La seconda è che agiscono esercitando forze sul sensore di voltaggio dei VGCC (canali del calcio voltaggio-dipendenti), aprendo questi canali del calcio e consentendo che un flusso eccessivo di ioni di calcio fluisca nella cellula. Il sensore di voltaggio è straordinariamente sensibile a quelle forze elettriche, così che le linee guida di sicurezza permettono che veniamo esposti a campi elettromagnetici che sono qualcosa come 7,2 milioni di volte troppo alti.

La ragione per cui l’industria ha deciso di passare alle frequenze estremamente alte del 5G è che con frequenze così estremamente elevate è possibile trasportare molte più informazioni per mezzo di molte più pulsazioni, rispetto a quanto sia possibile trasportare con frequenze più basse anche mantenendosi nella gamma delle microonde. Possiamo essere certi, quindi, che il 5G implicherà un numero di pulsazioni molto maggiore rispetto ai campi elettromagnetici a cui siamo attualmente esposti. Ne consegue che qualsiasi test di sicurezza biologica del 5G deve utilizzare pulsazioni molto rapide, includendo qualsiasi picco a brevissimo termine che possa essere presente, e che sarà presente nel reale 5G.

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