Degrado sociale

La Terra è flagellata dalla fame invisibile

Clicca per ingrandireLa Terra è un organismo che non gode di particolare salute, ed è sancito da una distribuzione delle risorse squilibrata che non può che portare alla malattia.

Sono tempi di crisi che potrebbero essere occasione per porre rimedio, ma malgrado si vaticini la pioggia sembra che nessuno voglia correre ai ripari, infatti, le statistiche continuano ad informarci che i poveri sono sempre più poveri mentre i ricchi aumentano concentrando nelle bisacce di poche persone le risorse di questo pianeta.

La fame nel mondo è un flagello, esseri umani che muoiono di fame non è ammissibile, l’avidità umana devasta intere aree del pianeta con una ingordigia senza freni. Per fare questo impone colture sempre più intensive alla faccia della biodiversità, impoverendo i terreni attraverso l’uso di pesticidi e sementi Ogm, incuranti di una umanità che deve essere asservita in tutti i modi, anche quando finirà per ammalarsi divenendo preda di multinazionali del farmaco che vivono di effetti collaterali.

Non bastasse la fame, tutto questo porta anche ad una cattiva nutrizione, e a questo proposito, l’Istituto di Ricerca Internazionale per la politica alimentare (IFRI), dedica una intera pagina nel suo riepilogo annuale. Le cifre parlano di due miliardi di persone che nel mondo soffrono a causa di una quantità squilibrata di cibo, con l’aggiunta di una cattiva qualità dello stesso, in pratica una persona su tre ne soffre.

Siamo tutti dentro il caos, quello che ci annienterà

CaosI tempi in cui ci tocca di vivere stanno diventando cupi e tetri. Pur senza concedere nulla al pessimismo della ragione, sentire un pontefice evocare la Terza Guerra Mondiale, il segretario della Nato non escluderla come scenario, e importanti giornali proporci quotidianamente una mappa dei conflitti che incendiano le regioni strategiche del mondo in cui viviamo, non è certo rassicurante. Soprattutto perché la realtà incasella e aggiunge giorno dopo giorno le conferme che la pallina collocata sul piano inclinato continua a scivolare pericolosamente. Accelerando.

Ma le guerre non sono una fatalità. Possono esplodere quando un incidente accelera i processi storici; ma si verificano perchè ci sono forze materiali che hanno spinto i processi verso la rottura, lo scontro, il “clash tra le potenze”, come scrissero in un ottimo libro Petras, Casadio e Vasapollo. La cosa che colpisce – che deve colpire anche gli ottusi “di sinistra” – è che il novanta per cento dei focolai di conflitto circonda l’Europa come un cerchio di fuoco.

L’ovest appare pacifico solo perché confina con l’Atlantico, un oceano che divide l’Europa dagli Stati Uniti, ovvero la sponda da cui arrivano le spinte più forti a coinvolgere l’Europa verso il “clash”. La linea intrapresa dai governi dell’Unione Europea sulla crisi e il conflitto in Ucraina è emblematica. Gli Usa spingono i paesi europei verso il conflitto con il più grande e armato di essi: la Russia.

Il prossimo vertice Nato a Newport appare foriero di pessime decisioni che accentueranno e non depotenzieranno i pericoli di guerra sulla frontiera est. Resistenze e dubbi, se ancora esistono, abitano menti silenziose.

La Croazia rimpiange di aver aderito all'Unione Europea

Croazia UeLa Croazia è entrata nell’Unione Europea il 1. luglio 2013, ma dopo un solo anno sono in tanti a rimpiangere questa adesione. Le aspettative economiche sono nere e il governo di Zagabria non riesce a risolvere i suoi problemi strutturali.

I tanto decantati investimenti provenienti dall’estero non sono mai arrivati e la disoccupazione è esplosa arrivando al 17,2%, terzo tasso più alto d’Europa.

La disoccupazione giovanile è addirittura al 49,7%, dato drammatico che ben evidenzia come l’adesione all’UE non abbia portato alcun vantaggio.

Anzi: le politiche di austerità infatti impediscono al governo croato di attuare manovre per aiutare i suoi cittadini e Bruxelles, al posto che aiutare il paese, ha pensato bene di avviare un procedimento per deficit eccessivo. Deficit che, in un solo anno di Unione Europea, è aumentato di ben 5 punti percentuali, passando dal 59,6% al 64,7%.

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