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La top five dei conti offshore

SoldiNella top five Svizzera, Isole Cayman, Lussemburgo, Hong Kong, Stati Uniti. Un quinto nel solo Regno Unito. Nelle casseforti elvetiche $2.100 miliardi appartenenti a stranieri: INFOGRAFICA

Il 40% dei paradisi fiscali si trova nei paesi del G8, un quinto nel solo Regno Unito e nei suoi territori speciali oltremare.

Nella top five dei conti offshore, si piazzano Svizzera, Isole Cayman, Lussemburgo, Hong Kong e Stati Uniti. Soltanto nelle casseforti elvetiche sono depositati $2.100 miliardi appartenenti a stranieri.

E pensare che il premier britannico David Cameron nel 2012 aveva dichiarato di voler agire per combattere il fenomeno, osservando che "ci sono troppi posti, troppi paradisi fiscali dove gente e aziende fanno business insieme".

I paradisi fiscali costano ogni anno all'Unione Europea 1000 miliardi di euro di perdite in tasse evase. La stima proviene da uno studio dell'economista Richard Murphy («Closing the European Tax Gap»), esperto di contabilità presso Tax Research.

A Fukushima la radioattività del mare si è innalzata di oltre 100 volte

FukushimaL'incidente di Fukushima ha innalzato i livelli di stronzio radioattivo al largo della costa Est del Giappone di oltre cento volte.

Sono questi i risultati di uno studio condotto dalla Universitat Autonoma de Barcelona sulla diffusione dello stronzio radioattivo nelle acque costiere occidentali e orientali del Giappone durante i tre mesi seguenti l'incidente nucleare di Fukushima, nel marzo 2011.

I campioni analizzati hanno mostrato l'impatto del rilascio diretto di materiale radioattivo nel Pacifico: in particolare, la quantità di stronzio-90 scaricato in mare durante quei tre mesi è stata fra i 90 e i 900 Tbq (terabecquerel), che ha innalzato i livelli di oltre cento volte.

Le maggiori concentrazioni sono state trovate nella parte Nord della corrente Kuroshio, che agisce come barriera contro la diffusione del materiale radioattivo alle latitudini più basse.

Cresce l'ineguaglianza tra ricchi e poveri nei paesi Ocse

SenzatettoLe ineguaglianze di reddito sono cresciute nei primi tre anni della crisi, dal 2007 al 2010, più che nei 12 anni precedenti.

Nei paesi Ocse il 10% della popolazione più ricca ha un reddito 9,5 volte più alto di quello del 10% della popolazione è più povera, contro le 9 volte del 2007.

In Italia il gap è 10,2 volte nel 2010 contro le 8,7 del 2007. Lo rivela l'Ocse in un'indagine nella quale avverte che i tagli alla spesa nei paesi più avanzati rischia far aumentare ancora l'ineguaglianza e la povertà nel prossimi anni.

Inoltre l'indagine mostra che sono soprattutto i più poveri i più colpiti dalla crisi. Il gap, nota l'Ocse, è più accentuato, in paesi come il Messico, il Cile, gli Usa, Israele e la Turchia, e minore in paesi come l'Islanda, la Slovenia, la Norvegia e la Danimarca.

Questi dati, secondo il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, mostrano la necessità "di proteggere la parte più vulnerabile della popolazione, specie se i governi perseguono la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica". "Occorre definire - prosegue Gurria - politiche per aumentare la crescita e l'occupazione, al fine di assicurare più equità, efficienza e inclusione. All'interno di queste politiche è essenziale una riforma dei sistemi fiscali per assicurare che tutti paghino una quota equa e ricevino e beneficino degli aiuti di cui hanno bisogno".

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