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Crash bond a Porto Rico. Sequestrati i depositi dei correntisti

Crash bond a Porto Rico L’hanno ribattezzato la “Grecia americana”: è l’isola di Porto Rico, entrata sotto la giurisdizione degli Stati Uniti, 117 anni fa e che ora si trova nei guai. Lo dimostra chiaramente la performance dei suoi bond, che crollano scontando il rischio di una catena di default. Il crollo è stato il più forte dallo scorso 28 luglio del 2015.

A scatenare il panico tra i detentori di bond, è stata la decisione del governatore Alejandro Garcia Padilla di firmare nella giornata di mercoledì un provvedimento, che conferisce alla sua persona l’autorità di dichiarare lo stato di emergenza a Porto Rico e anche il diritto di congelare i pagamenti sul debito dell’isola, che ammonta a $72 miliardi.

L’apposizione della firma è arrivata dopo due giorni e due notti di dibattiti infuocati tra l’opposizione, che ha definito pericolosa la moratoria sul debito effettuata in modo unilaterale, e i membri del partito di governo, che hanno invece insistito che niente potrebbe essere ormai peggio.

Così il governatore si è espresso:

Una nuova Unione Sovietica. L’Unione Europea?

Una nuova Unione Sovietica. L’Unione EuropeaCome in Unione Sovietica, anche nell’UE gli stati nazionali sono subordinati all’Unione. Se l’URSS era l’‘impero del male’, cos’è allora l’Unione Europea?

In occasione del recente vertice europeo, David Cameron si era recato a Bruxelles. Bene o male è questo l'uomo che il popolo britannico crede debba dirigere il governo. Era a Bruxelles per chiedere all'UE se poteva prendere una qualche decisione. La risposta, in breve, è stata che no, egli non può.

ALLORA, PERCHE' STARE IN EUROPA?

Ad ascoltare le chiacchiere sull'Unione Europea di coloro che i media mainstream indicano come ‘i nostri dirigenti', si potrebbe pensare che lasciare l'UE implichi il suicidio nazionale.

Lo stesso Cameron esagera sulla necessità che la Gran Bretagna debba farne parte. I numeri, in effetti, non sono d'accordo. Il Daily Mail, in un recente pezzo sulla Norvegia, ha descritto questo paese come:

“Prospero, felice e libero. La sua campagna è pulita e ben gestita, le sue città sono ordinate e confortevoli. Il suo popolo fa vergognare [al confronto] gran parte dell'Europa per la conoscenza che ha delle lingue straniere e gestisce i propri affari commerciando allegramente con l'UE.

I computer possono sostituire i lavoratori?

Lavori al computerMcKinsey ha pubblicato uno studio sul rischio posto dall’automatizzazione del lavoro.

I consulenti hanno analizzato 750 professioni e sono giunti alla conclusione che circa il 45% di tutte attività lavorative possono essere automatizzate.

Questa automatizzazione utilizza tecnologie già esistenti o la cui validità è già stata dimostrata.

Inoltre il 60% delle occupazioni sono a rischio di automatizzazione per il 30% delle attività.

In pratica, anche se il tuo lavoro non verrà completamente automatizzato, una significativa porzione di automatizzazione avrà ripercussioni enormi sul mercato del lavoro.

McKinsey ha anche creato uno strumento interattivo che ti permette di capire il rischio relativo alla tua professione.

I dati si riferiscono al mercato del lavoro statunitense ma l’impatto dell’automatizzazione sarà simile in tutte le economia avanzate.

Ci sono alcune professioni che sono completamente automatizzabili.

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