Ecologia

Centinaia di squali e razze aggrovigliati nella plastica

Centinaia di squali e razze aggrovigliati nella plastica

Centinaia di squali e razze si sono aggrovigliati con attrezzi da pesca persi o gettati via negli oceani di tutto mondo, come dimostra una nuova ricerca.

Gli scienziati dell'Università di Exeter hanno visionato gli studi, già pubblicati da molte fonti, compreso Twitter, concernenti le spiacevoli problematiche a cui vanno in contro gli squali quando vengono letteralmente avvolti o impigliati nella plastica. I ricercatori hanno trovato rapporti su oltre 1.000 individui aggrovigliati, ma il numero reale sarà probabilmente molto più alto, dato che pochi studi si sono concentrati sugli squali e sulle razze.

Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Endangered Species Research, (1) afferma che questi incidenti, per lo più con attrezzi da pesca persi o gettati via, non rappresentano una “minaccia” per gli squali e le razze rispetto alla pesca commerciale, ma la sofferenza che causa è una preoccupazione importante per il benessere degli animali.

Il dottor Kristian Parton, (2) del Center for Ecology and Conservation di Exeter's Penryn Campus in Cornovaglia, spiega: “nello studio è citato come esempio un piccolo squalo mako avvolto in una corda da pesca. Lo squalo è cresciuto e la corda, che era coperta da cirripedi, si è stretta nella pelle danneggiando la sua spina dorsale. Sebbene non pensiamo che l'aggrovigliamento sia una delle principali minacce per il futuro degli squali e delle razze, è importante capire il tipo di pericolo che queste specie affrontano tenendo conto che esse sono tra le più minacciate negli oceani. Inoltre, c'è un vero problema di benessere degli animali perché gli intrecci possono causare dolore, sofferenza e persino la morte.”

Come gli alberi potrebbero salvare il clima

Come gli alberi potrebbero salvare il clima

Per la prima volta i ricercatori hanno stilato una mappa globale dei luoghi nel mondo in cui si potrebbero piantare nuovi alberi con lo scopo di migliorare il clima.

Il Crowther Lab dell'ETH di Zurigo studia soluzioni naturali per contrastare i cambiamenti climatici. Nel loro ultimo studio, pubblicato da Science, (1) i ricercatori hanno mostrato per la prima volta dove nel mondo potrebbero crescere nuovi alberi e quanto carbonio avrebbero immagazzinato.

Jean-François Bastin, autore principale e post dottorato del Crowther Lab, spiega: “abbiamo stilato un progetto in cui si è valutata l'esclusione delle città o delle aree agricole dalla lista delle zone idonee al ripristino boschivo perché sono luoghi peculiari per la vita degli esseri umani.”

I ricercatori hanno calcolato che, in base alle attuali condizioni climatiche, le aree della Terra potrebbero supportare 4,4 miliardi di ettari di copertura continua di alberi. Questa stima corrisponde a 1,6 miliardi in più rispetto ai 2,8 miliardi di ettari attualmente esistenti. Di questi 1,6 miliardi di ettari, 0,9 miliardi di ettari soddisfano il criterio di non essere usati dalle attività umane. Ciò significa che attualmente esiste un'area grande quanto gli Stati Uniti disponibile per la riforestazione. Una volta cresciute, queste nuove foreste potrebbero immagazzinare 205 miliardi di tonnellate di carbonio: circa due terzi dei 300 miliardi di tonnellate di carbonio che sono state rilasciate nell'atmosfera a causa dell'attività umana dalla rivoluzione industriale.

Una popolazione di Koala senza clamidia

Una popolazione di Koala senza clamidia

L'ultima grande popolazione di koala sani senza clamidia in Australia potrebbe essere stata identificata sull'isola di Kangaroo.

Questa è l'ipotesi avanzata dai ricercatori finanziati dalla Morris Animal Foundation all'Università di Adelaide.

La clamidia rappresenta una seria minaccia per la specie. Essa contribuisce a una drastica riduzione della popolazione e il team spera che i koala dell'isola del canguro (Kangaroo Island - KI) possano rappresentare una garanzia contro ulteriori perdite e persino l'estinzione. Il team ha pubblicato questa scoperta nella rivista scientifica Nature Reports. (1)

La dottoressa Natasha Speight, studiosa dei koala e docente presso la Scuola di Scienze animali e veterinarie dell'Università di Adelaide, suggerisce: “questo è un risultato molto importante se si calcola le elevate proporzioni di diffusione della malattia da clamidia. Gli sforzi per combatterla finora non hanno avuto successo.”

La Chlamydia pecorum è un'infezione batterica dei koala che viene trasmessa principalmente a livello sessuale, ma può anche essere diffusa a stretto contatto, anche dalle madri ai piccoli di koala. Si sviluppa come congiuntivite che può portare alla cecità e infezioni del tratto urinario. L'infezione può propagarsi ai reni e al tratto riproduttivo, causando infertilità. La clamidia è una malattia che porta alla morte.

La dottoressa Jessica Fabijan, (2) autrice principale e ricercatrice presso l'Università di Adelaide, dice: “l'impatto della clamidia sulle popolazioni di koala in parti dell'Australia è devastante, con alti livelli di grave diffusione, decessi e infertilità. Quest'ultima popolazione libera dalla clamidia rappresenta una garanzia per il futuro della specie. Potremmo aver bisogno dei nostri koala della Kangaroo Island (KI), situata al largo dell'Australia Meridionale, a sud-ovest di Adelaide, per ripopolare altre popolazioni in declino.”

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