Circuiti

Nel 2030 prevista fusione uomo-macchina. Nanobots nei corpi della popolazione

Nanobots negli organismi umani dal 2030Pubblichiamo un articolo in cui è delineata la fusione uomo-macchina attraverso nanostrutture [1] introdotte negli organismi. La conoscenza della biogeoingegneria e dei suo sinistri addentellati ci permette di vedere nelle “previsioni” di Evans e Kurzweil una situazione in gran parte già realizzata. Le virgolette all’interno del testo sono nostre.

L’ “esperto” di scenari futuri, Dave Evans, ha recentemente condiviso i suoi convincimenti circa l’interazione uomo-macchina prossima ventura. In un'intervista rilasciata a James Bedsole, Evans ha illustrato le prospettive evocate da un altro “specialista” del settore, Ray Kurzweil. Kurzweil si riferisce a nanobots negli organismi umani entro il 2030.

Raymond Kurzweil, ingegnere ed esponente di spicco di Google, sembra avere talento per le predizioni accurate. Egli ha ribadito le sue anticipazioni a proposito della cosiddetta singolarità tecnologica che avverrà entro il 2045. Per Kurzweil, questo non si tradurrà in un mondo dove l’ “intelligenza” artificiale controllerà tutto e tutti, ma in una società in cui gli esseri umani saranno alimentati dalle nanostrutture.

Kurzweil ritiene che, come conseguenza della fusione tra uomo e macchina, i nanobots albergheranno negli organismi dal 2030.

Dispositivo che genera figure olografiche fotorealistiche

OlogrammaRicercatori dell’Università Nazionale Australiana, sono stati in grado di sviluppare un dispositivo “ologramma” che crea immagini di altissima qualità fino ad oggi mai realizzate.

Secondo lo studio, il dispositivo compatto è costituito da milioni di pilastri di silicio molto piccoli, che sono fino a 500 volte più sottili di capelli umani.

Gli Ologrammi sono un fiore all’occhiello di quasi tutti i film di fantascienza come ad esempio Star Wars o Star Trek. Ora, grazie ai ricercatori della Australian National University (ANU), ci può essere un passo in avanti verso il raggiungimento di questa tecnologia che consente di creare ologrammi, di inviarli anche come quelli di Obi Wan Kenobi in Star Wars.

Il team di ANU è stato in grado di sviluppare un dispositivo ologramma che crea le immagini di altissima qualità. “Da bambino, ho imparato a conoscere il concetto di immagine olografica dai film di Star Wars. E ‘davvero bello essere al lavoro su una invenzione che utilizza i principi di olografia raffigurati in quei film”, ha detto il ricercatore Lei Want, dalla Scuola di Ricerca di ANU di Fisica e Ingegneria. Il team ha pubblicato la loro ricerca sul giornale scientifico Journal Optica.

Il dispositivo di Wang è in grado di creare immagini olografiche di alta qualità a infrarossi, l’utilizzo di “metaholograms” trasparenti basati sulla metasurfaces di silicio, permettono di creare immagini ad alta risoluzione in scala di grigi da codificare.

Progettate pile 10 volte più potenti simulando la struttura della melagrana

Presso l’Università di Stanford degli ingegnosi studiosi, in collaborazione con il National Accelerator Laboratory del DOE, hanno progettato un elettrodo che, simulando la struttura della melagrana, è capace di immagazzinare fino a dieci volte l’energia che le pile riescono normalmente ad accumulare.

Il professor Yi Cui, associato all’Università di Stanford e capo del team di ricerca, spiega così questa invenzione: “Abbiamo di fronte ancora un paio di sfide, ma questo design ci porta ad un passo dall’utilizzare anodi di silicio in piccole batterie, più leggere e più potenti di quelle attuali, per prodotti come telefoni cellulari, tablet e macchine elettriche. Gli esperimenti hanno mostrato il nostro anodo a melograno funziona ad una capacità del 97 per cento anche dopo 1000 cicli di carica e scarica, collocandosi così ben all’interno della gamma desiderata per operazione commerciale”.

Gli anodi in silicio possono arrivare a memorizzare una carica pari a quasi 10 volte quella della grafite presente nelle tradizionali batterie agli ioni di litio e per ricavare il silicio per il momento si sta valutando di estrarlo dal residuo dell’involucro dei chicchi di riso che sono composti per ben il 20% dalla sostanza organica costituita da diossido di silicio.

Il silicio è fragile e dunque rischia di deformarsi o addirittura deteriorarsi durante la carica della batteria.

Pagine