Ricerche

Studio sulle simulazioni atomistiche del sistema cellulare composto da proteine e Rna

Una simulazione ha permesso di far luce, per la prima volta al mondo a livello atomico, sul funzionamento del sistema spliceosoma, composto da RNA e proteine

Per la prima volta una ricerca della Sissa e del Cnr fa luce con simulazioni atomistiche sul funzionamento di un complesso sistema cellulare, composto da proteine e Rna, i cui difetti sono coinvolti in più di 200 malattie.

Un passo fondamentale per lo sviluppo di possibili farmaci. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Pnas.(1)

Una raffinata simulazione al computer ha permesso ai ricercatori della Sissa e dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom) di far luce, per la prima volta al mondo a livello atomico, sul funzionamento di un sistema biologico importantissimo, il cui nome è spliceosoma, che lavora come il più abile maestro di atelier. Lo spliceosoma è composto da 5 filamenti di RNA e centinaia di proteine. I ricercatori hanno scoperto che tra questi elementi la proteina Spp42 del lievito (la cui corrispondente nell’uomo si chiama Prp8) coordina i diversi componenti che, tutti assieme, maneggiano i loro strumenti di sartoria per portare a termine un minutissimo processo di taglia e cuci grazie al quale l’informazione genetica può essere correttamente trasformata in un prodotto di perfetta fattura e quindi funzionante, come le proteine. Un processo cellulare molto delicato, il cui difetto è alla base di più 200 malattie nell’uomo, tra cui alcuni tipi di cancro. La comprensione del funzionamento delle componenti dello spliceosoma potrebbe essere di basilare importanza per la cura di queste patologie, ad esempio per lo sviluppo di nuovi farmaci in grado di regolare e modulare l’attività di questi ‘sarti molecolari’. La ricerca è appena stata pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science of the United States of America (Pnas).

Il ‘taglia e cuci’ dell’informazione genetica

Per dar vita al suo prodotto finale, un gene deve essere prima di tutto copiato da uno specifico apparato. La copia, denominata RNA messaggero o mRNA, è incaricata di trasportare l’informazione contenuta nel DNA agli altri apparati della cellula dove viene trasformata in proteine.

Nuovo studio sui cambiamenti climatici nell’Artico

La temperatura media in Artico cresce più velocemente che nel resto del pianeta e nei fiordi essa cresce più velocemente che nel resto dell’Artico.

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche è presente con la base Dirigibile Italia nell'Artico, luogo fragile e cruciale per lo studio dei processi legati al cambiamento climatico.

Ecco due risultati della ricerca su questi importanti e complessi aspetti che danno conferma e in qualche modo quantificano il riscaldamento dell’acqua e dell’aria e lo scioglimento del permafrost, lo strato di terreno perennemente ghiacciato

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è presente con proprie stazioni e attività di ricerca in entrambi i poli terrestri. In particolare, nel Circolo Polare Artico, gestisce la base Dirigibile Italia.

L’Artico, un luogo fragile e cruciale per la Terra, si sta riscaldando in modo molto maggiore di quanto avvenga nel resto del pianeta. In tale regione molti processi legati al cambiamento climatico possono essere amplificati. Ad esempio, il ritiro dei ghiacci causato dal riscaldamento causa ulteriore riscaldamento perché riduce l’albedo (la capacità delle superfici “bianche” di riflettere la radiazione solare), il riscaldamento della colonna d’acqua in assenza di ghiaccio estivo porta allo scioglimento del fondale marino perennemente ghiacciato (permafrost), con la possibilità che il metano intrappolato nei fondali marini possa essere ceduto all'atmosfera, conseguente aumento di concentrazione di questo gas serra e ulteriore riscaldamento del pianeta.

“La ricerca scientifica italiana in Artico contribuisce agli studi internazionali e interdisciplinari per aumentare la conoscenza dei cambiamenti climatici”, afferma il presidente del Cnr Inguscio. “Il fine è informare i policy maker, la comunità scientifica, le organizzazioni internazionali, le singole persone e, al tempo stesso, collaborare a mitigarne gli impatti e consentire una gestione sostenibile degli ecosistemi naturali e dell’attività umana nella regione”.

Allo stato attuale, l’attività del Cnr nella Stazione artica si esplica attraverso oltre 20 progetti di ricerca, concernenti fisica dell'atmosfera, oceanografia e biologia marina, geologia e geofisica, indagini sugli ecosistemi e sul paleoclima. Ecco due risultati della ricerca su questi complessi e cruciali aspetti:

Scoperti in Argentina i resti di un dinosauro gigante vissuto oltre 200 milioni di anni fa

dinosauro Ingenia, archeologia, Argentina

Un team di ricercatori ha scoperto i resti di un dinosauro gigante, il più antico, vissuto più di 200 milioni di anni fa, in un sito paleontologico nell'Argentina occidentale.

La specie, chiamata Ingenia prima, è circa tre volte più grande dei più grandi dinosauri del Triassico ed è stata trovata nel 2015 nel giacimento di Balde de Leyes, nella provincia di San Juan.

La scoperta è stata pubblicata dalla rivista specializzata Nature Ecology & Evolution(1) e resa nota in Argentina dall'Agenzia di divulgazione scientifica (CTyS) dell'Università Nazionale di La Matanza.(2)

“Quando l'abbiamo trovato, ci siamo subito resi conto che si trattava dei resti di un dinosauro gigante”, ha dichiarato Cecilia Apaldetti,(3) ricercatrice presso l'Istituto e Museo di Scienze Naturali dell'Università di San Juan (IMCN) e del Conicet (Consiglio nazionale per la ricerca scientifica e tecnica).

I ricercatori hanno trovato alcune vertebre del collo e della coda, ossa delle zampe anteriori e parti delle zampe posteriori. La dottoressa Cecilia Apaldetti, coautrice dello studio, sostiene: “questa specie mostra una dinamica di crescita sconosciuta fino ad ora e indica che l'origine del gigantismo è avvenuta molto prima di quanto si pensasse in precedenza. Questi sono dinosauri erbivori e quadrupedi che si distinguono facilmente avendo un collo e una coda molto lunghi, dal gruppo dei sauropodi”.(4)

Fino a questa scoperta si è sempre ritenuto che il gigantismo fosse sorto durante il periodo Giurassico, circa 180 milioni di anni fa. Il ricercatore Ricardo Martinez, ancora coautore del lavoro, ha affermato: “Ingenia risale a un Triassico Superiore, ovvero a 205 milioni di anni fa circa”.

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