Deforestazioni: dopo l'Indonesia toccherà all'India?

Deforestazioni: dopo l'Indonesia toccherà all'India?Sta accadendo adesso. Il Ministero indiano dell'ambiente, delle foreste e dei cambiamenti climatici pubblicato una nuova Policy forestale nazionale(1) che, se approvata, aprirà le foreste demaniali allo sfruttamento privato Finora, questo è stato esplicitamente vietato dall'attuale legge forestale.

La precedente (ancora in vigore, ma per poco) legge forestale affermava che le foreste fungono da risorsa genetica per il mantenimento dell’equilibrio ecologico. Per questa ragione, non saranno messe a disposizione delle imprese per lo sviluppo di piantagioni o altre attività. Ora invece, sembra che le foreste saranno messe in vendita o cedute per espandere le piantagioni industriali.

La nuova bozza recita: “La produttività delle piantagioni forestali è molto scarsa nella maggior parte dell'unione. Queso sarà risolto adottando una gestione scientifica e intensiva delle piantagioni di specie rilevanti come teak, sal, sisham, pioppo, gmelina, eucalyptus, casuarina, bamboo ecc. I terreni disponibili degradati e sotto-utilizzati saranno gestiti per produrre legname di qualità con interventi scientifici. Modelli di compartecipazione pubblico-privato saranno adottati per affrontare la piantumazione nella aree forestali degradate nelle aree forestali e non, assieme alle imprese forestali.”

Gli ecologisti sostengono che la nuova bozza è una versione annacquata dell'attuale politica e scarsa nei contenuti.

Bruno Chastonay: valutazioni sugli alti livelli di liquidità

Bruno Chastonay: valutazioni sugli alti livelli di liquiditàInnanzitutto, prima di partire con delle previsioni direzionali dei mercati finanziari, è bene fare prima una breve storia del recente passato, onde valutare e capire:

- cosa ha generato i recenti movimenti, e

- perché abbiamo un ottimismo degli investitori ai record massimi, non condiviso e avvalorato dagli avvenimenti e dai fatti recenti.

Viviamo in un mondo MEDIATICO, basato su valori materiali globalizzati, influenzati largamente dalle mode, tendenze, e “amministrato” consapevolmente, dalle industrie, tramite i suoi uomini nella POLITICA, utilizzando tutti i mezzi di informazione.

Ad esempio, nonostante la qualità dell’acqua di rubinetto, le vendite di acqua in bottiglie di plastica, sono sempre in crescita. Si parla delle conseguenze della plastica nell’ecologia, ma come per il fumo, alcol, droghe, indebitamento eccessivo, medicine e vitamine, sono tutti venduti alla grande.

E a seguire, ci sono gli investimenti enormi da parte di Governi, Istituzioni, a frenare gli effetti negativi collaterali, usando ancora i nostri soldi per finanziare le varie campagne.

Risultato, abbiamo più cellulari che gabinetti nel mondo.

Aliquota fiscale molto blanda per il colosso Apple

Nemmeno chi ha il reddito più basso in Italia, tra 0 e 15mila euro, paga meno tasse di Apple. L’aliquota fiscale più blanda, quella per le fasce deboli nel nostro Paese è del 23%.

Apple, invece, nel trimestre chiuso al 31 marzo, ha registrato un tax rate del 14,5%. In parte grazie al taglio fiscale voluto dal presidente Donald Trump, in parte grazie al suo sistema di società offshore create per eludere la tassazione nei Paesi in cui vende al di fuori degli Stati Uniti.

I conti di Apple

Un’aliquota ridottissima che ha permesso di far volare gli utili a 13,8 miliardi contro gli 11 miliardi registrati negli stessi tre mesi dell’anno precedente.

Nel 2017, su un utile prima delle tasse di 14,684 miliardi di dollari, Apple aveva pagato 3,655 miliardi di tasse.

Nel 2018, su un utile pretasse di 16,168 miliardi, al fisco sono arrivati solo 2,346 miliardi.

Vuol dire che Apple è passata da un tax rate del 24,89% a un tax rate del 14,5%.

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