Gli effetti di un fegato intossicato o che lavora lentamente

FegatoNon seguire una dieta equilibrata si ripercuoterà sul funzionamento del nostro fegato, che non produrrà bile e causerà una cattiva digestione e un cattivo assorbimento dei principi nutritivi

Vi è mai capitato di svegliarvi con occhiaie, alito cattivo e pancia gonfia? Tutti noi abbiamo giornate migliori e giornate peggiori ma, a volte, questi sintomi sono accompagnati da stanchezza e da poca voglia di mangiare.

È chiaro che qualsiasi disturbo è il sintomo di una problematica di fondo che non deve per forza di cose essere grave. Tuttavia, è sempre meglio evitare di ricorrere all’autodiagnosi e all’automedicazione.

In primo luogo, dobbiamo sforzarci di prenderci maggiormente cura di noi stessi, di migliorare il nostro stile di vita e la nostra alimentazione. Se notiamo che questi disturbi continuano a perseguitarci, allora dobbiamo immediatamente consultare un medico.

È abbastanza comune, infatti, che questi problemi abituali derivino da un fegato intossicato.

Scopriamone di più leggendo questo articolo.

Gli effetti di un fegato che lavora lentamente

Farmaci di nuova generazioni con microchip

Smart pillL'età del microchip medicinale è alle porte.

Novartis - tra le più grandi industrie farmaceutiche al mondo - ha annunciato di stare lavorando ad un progetto finalizzato all'incorporamento di microchip all'interno di farmaci di nuova generazione, per creare la tecnologia smart pill. Tale nanotecnologia è stata loro concessa su licenza dalla Proteus Biomedical di Redwood City, California.

Una volta attivato dallo acido dello stomaco, il chip inizia il suo lavoro di rilevamento e trasmissione dati ad un ricevitore indossato dal paziente. Lo stesso ricevitore è in grado altresì di inviare i dati via internet ad un medico

L'idea è quella di creare pillole intelligenti in grado di percepire ciò che accade dentro l'organismo e fornire tali informazioni al medico curante. Novartis ha previsto di iniziare ad applicare tale tecnologia nei suoi farmaci destinati a contenere il rischio di rigetto nei trapianti di organi, e poi espanderla ad altri prodotti. La stessa tecnologia in breve tempo sarà presumibilmente adottata da altre società per l'impiego in altri tipi di farmaci.

I MIGLIORI PROPOSITI...

A prima vista sembra tutto fantastico, ma i lettori di Natural News senza dubbio si staranno ponendo un sacco di domande.

Per cominciare, Novartis non sembra affatto intenzionata ad effettuare alcun test clinico circa i problemi di sicurezza derivanti dalla ingestione di un microchip.

Scienziati italiani, israeliani e tedeschi per il Microchip neurale

Inarrestabile! Il progetto di impiantare un microchip nella nostra testa continua ad appassionare l’élite illuminata e l’impressione che se ne ricava è che costoro abbiano anche una certa fretta.

Non c’è verso: prima o poi troveranno la scusa giusta per impiantarci questo benedetto – o maledetto – chip.

Non è una caso che per giustificare l’impianto del piccolo marchingegno vengano carezzate le corde più sensibili dell’animo umano: una volta è per tenere sotto controllo la salute, un’altra volta è per garantire la sicurezza e l’impegno scolastico degli studenti, un’altra volta ancora per consentirci di comunicare con una sorta di telefono cellulare impiantato nel nostro corpo.

Questa volta tocca di nuovo alla medicina. Come riportano i maggiori siti di informazione italiana (La Stampa, Ansa, Libero, ecc..), un consorzio tra scienziati italiani, israeliani e tedeschi coordinato da Stefano Vassanelli, neurofisiologo al Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova, ha sviluppato un microchip di silicio impiantabile nel cervello e capace di stabilire una comunicazione bi-direzionale e ad alta risoluzione con neuroni cerebrali – alquanto inquietante.

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