Economia

L’impero del dollaro è al capolinea

L’impero del dollaro è al capolineaL’impero del dollaro volge al termine. Il dollaro sta per compiere una ritirata notevole.

Nel 1944-1945 il dollaro-oro fu imposto dopo che gli Stati Uniti (USA) furono tra i vincitori della Seconda Guerra Mondiale ed imposero la propria moneta al Regno Unito, sostituendo la sterlina come valuta di riferimento mondiale.
All’inizio degli anni settanta la crisi del dollaro-oro (che si trascinava dal 1967) pose fine al dollaro basato sull’oro; tuttavia, l’accordo ottenuto dall’ex-segretario di Stato Henry Kissinger e dalla Casa dei Saud permise la nascita del cosiddetto petrodollaro.

Il petrodollaro era la moneta che esprimeva gli interessi delle multinazionali statunitensi già inglobanti Europa e Giappone.

In realtà, il petrodollaro non è la valuta nazionale del capitale industriale statunitense, perché le multinazionali statunitensi dominavano produzione, commercio mondiale e consumo globale del petrolio. Per tale ragione poterono concordare e imporre la nuova valuta di riferimento mondiale, il petrodollaro, strumento d’estorsione che costringe tutti i Paesi a scambiare produzione e lavoro reali con una moneta creata dal mero debito e senza base. Oggi sempre più Paesi vedono il predominio del dollaro come ostacolo alla sovranità e al buon sviluppo nell’economia globale, mostrandone l’attuale crisi d’egemonia.

Economia mondiale: remunerazione del lavoro e crescita

Economia mondiale: remunerazione del lavoro e crescitaUn argomento sempre di elevata attualità, ma di difficile approccio, in quanto molto etico, è quello della:

remunerazione del lavoro,

potere di acquisto,

capacità di consumo e

crescita.

Fattore sempre più di attualità in un mondo globalizzato, che tende come riflesso:

ad orientare verso il basso i redditi individuali delle masse, e ad aumentare la ricchezza delle classi super agiate, che trovano molte occasioni per gestire ed approfittare di queste disparità, o meglio opportunità, presenti nel mondo.

Vero è che grazie alla maggiore possibilità di muoversi, trasferirsi, diventa facile viaggiare, emigrare, in relazione ai bassi costi ed alle maggiori informazioni, grazie anche all’aumento dell’offerta di posti lavoro.

A questo si aggiunge un processo di delocalizzazione delle produzioni che richiede una notevole quantità di forze lavoro, con bassi salari, e se possibile, con costi sociali al minimo.

Mercati finanziari: la manipolazione dell'informazione

In un mondo sempre più mediatico, e con interessi individuali ai massimi, il rischio di essere:

manipolati,

male informati, o

indirizzati verso specifici investimenti è molto elevato.

Il conflitto di interesse, sempre più marcato, da quando le Banche, e più in generale, i datori di lavoro dei consulenti e gestori patrimoniali, hanno imboccato la strada del “pagamento a performance”, o meglio, di retribuire con un salario minimo di base, e di corrispondere i “successi” con dei bonus, o benefits vari, è notevole.

In buona sostanza, non ci sono gestori patrimoniali, ma degli interlocutori, o relatori per la clientela, che devono “piazzare” dei prodotti finanziari, in sintonia ai desideri e agli obiettivi della Banca.

Siamo passati da una gestione familiare, diretta, entro consulente e cliente, ad una gestione globalizzata, assemblata in prodotti conglobanti le masse da gestire, come fondi di investimento e di varia natura.

Tanti i vantaggi per gli emittenti, le Banche, come

  • la riduzione dei costi delle gestioni singole, dei rischi inerenti l’applicazione di tutte le normative di vigilanza,
  • maggiori commissioni e quindi redditività, approccio anche per la piccola clientela, e fidelizzazione dei clienti, mezzo pubblicitario per attrarre nuovi investitori.

E per il cliente?

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