Cattive abitudini

Milioni di animali massacrati in nome della Santa Pasqua

Quando Leonardo da Vinci scriveva "verrà un giorno in cui l'uccisione degli animali sarà considerata come l'uccisione di una persona" non poteva certo immaginare la dimensione che i massacri di animali avrebbero assunto in occasione delle festività.

Mai come nel momento presente l'industria alimentare macina, è il caso di dirlo, milioni di vite per produrre cibo oltretutto sprecato nella misura del 45 per cento. E, in più, il cibo comunque consumato in eccesso è responsabile della stragrande maggioranza delle patologie umane più gravi.

A Pasqua tutto questo assume la dimensione ancor più crudele della strage di piccoli fatti nascere solo per essere allontanati dalle madri e, spesso dopo viaggi allucinanti, essere uccisi per finire nel piatto.

Pochi spettacoli sono più sinistri, specie agli occhi di chi ha deciso di non alimentarsi più di animali, delle infinite, stucchevoli e sempre uguali trasmissioni televisive in cui ridenti e, speriamo almeno, ignare massaie illustrano i tanti modi di cucinare e mettere in tavola una povera creatura. Aprire, tagliare, disossare: sembrano e termini di un racconto horror reso più paradossale dal contrasto con l'atmosfera festosa in cui viene rappresentato.

Proviamo, per una volta, a guardare la Pasqua dal punto di vista di chi nel piatto ci finisce. E anche dal punto di vista di chi - le povere pecore - si vede strappare il proprio piccolo e lo piange, si, proprio lo piange con lamenti strazianti, più umani di quelli umani.

La scorretta lettura delle istruzioni dei farmaci mette a rischio la salute

FarmaciUna scarsa alfabetizzazione può raddoppiare il rischio di morte prematura dopo la mezza età, a causa della scorretta lettura delle istruzioni dei farmaci.

Lo studio dello University of College London ha coinvolto circa 8000 adulti con oltre 52 anni, sollecitandoli con quesiti che mettevano alla prova la loro alfabetizzazione di base nella comprensione delle indicazioni d'uso dei medicinali.

Il test a cui erano sottoposti i volontari si componeva di quattro semplici domande, una delle quali era 'Qual è il numero massimo di giorni in cui si può prendere questo farmaco?'. Domande alle quali, comunque, era possibile rispondere consultando il cosiddetto 'bugiardino' del farmaco.

Un terzo degli adulti interpellati ha fornito almeno una risposta sbagliata e uno su otto ha dato due o più risposte sbagliate.

Nei cinque anni successivi al test, la salute dei volontari è stata monitorata dagli scienziati che hanno registrato 621 casi di decesso, con una maggiore probabilità di morte fra i soggetti meno alfabetizzati (che erano anche quelli che avevano fornito più risposte sbagliate).

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