Scienza

Un microscopio a fluorescenza per controllare il cuore

Microscopio a fluorescenzaGuardare, osservare per intervenire sulle patologie cardiache. È quanto promette un innovativo microscopio sviluppato grazie a una collaborazione tra il Laboratorio europeo di spettroscopia non lineare (Lens) e l'Istituto di ottica (Ino) del Cnr di Sesto Fiorentino.

Per la prima volta il dispositivo impiegherà la luce non solo per monitorare la propagazione elettrica del cuore, ma anche per modificare l'attività stessa dell'organo, ristabilendo il normale ritmo. La nuova tecnologia è illustrata sulla rivista 'Scientific Reports' e in un prossimo futuro aprirà la strada alla realizzazione di nuovi defibrillatori meno invasivi e più efficaci.

“Dopo due anni di lavoro, abbiamo messo a punto un microscopio a fluorescenza basato su sensori ultra-veloci e capace di acquisire filmati a 128x128 pixel con una risoluzione temporale di 2.000 fotogrammi al secondo che abbiamo testato sui topi, constatando che è in grado di seguire la propagazione degli impulsi elettrici del cuore operando ad altissima sensibilità e velocità”, spiega Leonardo Sacconi, ricercatore Ino-Cnr e tra gli autori dello studio.

In sostanza, il dispositivo fornirà molte più informazioni rispetto all'elettrocardiogramma. “L'Ecg fornisce solo i dati temporali del segnale elettrico.

Le scimmie hanno comportamenti tecnologici

Cebi barbutiI cebi barbuti di Fazenda Boa Vista, in Brasile, tramandano di generazione in generazione comportamenti tecnologici come l’uso di strumenti per rompere noci di palma: allo studio che ha ottenuto la copertina di Pnas partecipa Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr

Le tradizioni culturali umane si mantengono attraverso meccanismi quali l’imitazione e l’insegnamento.

Ma cosa accade in altre specie?

I risultati di uno studio su una popolazione di cebi barbuti ‘Sapajus libidinosus’, condotto da un gruppo di ricercatori - fra cui Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Istc-Cnr) - a Fazenda Boa Vista, nel Nord-Est del Brasile, mostrano che l’uso di strumenti per queste scimmie è una ‘tradizione’ che gli individui imparano da giovani e che passa di generazione in generazione.

L’articolo ‘Synchronized practice helps bearded capuchin monkeys learn to extend attention while learning a tradition’ è stato appena pubblicato sul numero dei Proceeding of the National Academy of Science (Pnas) guadagnandosi anche l’onore della copertina.

Solchi di pneumatici risalenti a milioni di anni fa

dottor Alexander KoltypinFa un certo effetto ascoltare la dichiarazione del dottor Alexander Koltypin, se non altro per il fatto che si tratta di un geologo e direttore del Natural Science Research Center presso l’Università Internazionale Indipendente di Ecologia e Politologia di Mosca.

Secondo il ricercatore russo, in diverse località del pianeta è possibile osservare solchi di pneumatici lasciati nel terreno da veicoli pesanti che si possono far risalire a circa 12 milioni di anni fa.

Come è possibile?

Certamente si tratta di un’affermazione discutibile, dal momento che l’archeologia classica fa risalire l’inizio della civiltà umana a diverse migliaia di anni fa, non milioni.

Eppure, Koltypin si dice convinto che sul nostro pianeta esistono numerosi siti archeologici dove è possibile riscontrare indizi che avvalerebbero l’esistenza di civiltà vissute milioni di anni fa. Koltypin è un appassionato sostenitore di questa teoria, tanto da aver denominato il suo sito web ‘Earth before the flood: Disappared Continents and Civilizations‘ (La Terra prima del Diluvio: Continenti e Civiltà scomparse).

È proprio dal suo sito che il ricercatore russo afferma che le tracce riscontrate nel sito spagnolo di Castellar de Meca, nella provincia di Valencia, risalirebbero al Miocene medio e tardo (tra i 12 e i 14 milioni di anni fa circa).

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