Neurologia

Il nostro cervello è multidimensionale

CervelloTutte le dimensioni che ci sono nel nostro cervello: ecco cosa succede quando impariamo qualcosa di nuovo.

Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo, il nostro cervello si riorganizza in più dimensioni fino a raggiungerne addirittura 11.

A darci questa notizia curiosa sono i ricercatori del progetto Blue Brain, nato nel 2005 per iniziativa del Politecnico di Losanna e della Ibm, che sulla rivista Frontiers in Computational Neuroscience ha pubblicato lo studio intitolato “Cliques of Neurons Bound into Cavities Provide a Missing Link between Structure and Function”. Ma cosa significa?

Lo studio

Utilizzando un sistema matematico avanzato, i ricercatori sono riusciti a capire quali siano le strutture architettoniche che si formano nel nostro cervello quando elaboriamo un'informazione. Gli scienziati hanno in pratica applicato la matematica alla neuroscienza per arrivare alla conclusione che nel nostro cervello: “C'è un mondo che non immaginavamo”.

11 dimensioni

La geoingegneria clandestina è correlata alle malattie degenerative

dr Russell L. Blaylock(NaturalNews) Negli anni 60, si iniziò un pacato dialogo scientifico sul cambiamento climatico globale e su come potesse essere manipolato.

Ciò che avrebbe potuto sfociare in una discussione produttiva per una protezione responsabile del clima della Terra e dell’ecosistema, invece si sviluppò in un esperimento scientifico pazzo e a fini di controllo.

Verso il 21° secolo, i jumbo jets venivano impiegati per far cadere dai cieli miliardi di dollari di alluminio, e non solo, in nanoparticelle.

Nel tentativo di riflettere lontano dalla terra, la luce solare e raffreddare le temperature del clima, questo esperimento scientifico ha sfruttato popolazioni intere, usando enormi quantità di metalli provenienti dall’aria, che letteralmente piovono giù e avvelenano tutti, lentamente, sottilmente.

Secondo il neurochirurgo dr Russell L. Blaylock, le nanoparticelle di alluminio che si trovano nelle chem-trails – scie chimiche- contribuiscono largamente alle malattie degenerative del nostro tempo.

Funzione cognitiva più efficace con muscoli più forti

Funzione cognitiva più efficace con muscoli più fortiL'aumento della forza muscolare attraverso la formazione di resistenza migliora la funzione cognitiva e può impedire la demenza.

In Australia, uno studio dell’Università di Sydney ha collegato una migliore funzione cognitiva con muscoli più forti usando un regime costante di esercizi di sollevamento pesi. Pubblicato sul Journal of American Geriatrics, lo studio ha utilizzato un sistema noto come SMART (Study of Mentally and Resistance Training).

Una prova è stata effettuata su un gruppo di pazienti di età compresa tra 55 e 68 anni, affetti da MCI (lieve compromissione cognitiva). Questa condizione non è altrettanto grave quanto la demenza piena, poiché le persone colpite hanno lievi sintomi cognitivi che non sono abbastanza gravi per renderli inattivi nella normale vita quotidiana.

Le persone che hanno MCI, tuttavia, sono ad alto rischio di sviluppare demenza o Alzheimer: l'80% sviluppa la malattia di Alzheimer entro 6 anni. Il World Alzheimer Report 2016 ha riferito che 47 milioni di persone a livello mondiale sono affette da malattie legate alla demenza, con un aumento previsto di tre volte entro il 2050.

Lo scopo dello studio era quello di misurare gli effetti delle diverse attività fisiche e mentali sul cervello umano. I ricercatori hanno esaminato 100 persone affette da MCI. Sono state divise in quattro gruppi e sono state assegnate loro le attività come segue:

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