Neurologia

Tumore al cervello: inventato casco elettrico capace di rallentarlo

Casco elettrico della NovoCureUn dispositivo elettrico attaccato al cuoio capelluto può rallentare il la crescita del cancro e prolungare la sopravvivenza nelle persone con il tipo più mortale di tumore al cervello, i ricercatori hanno riferito in uno studio pubblicato lo scorso sabato (15 novembre 2014).

Il dispositivo non è una cura e, in media, aggiunge solo pochi mesi di vita, quando utilizzato insieme alle normali cure.

Alcuni medici hanno messo in dubbio la sua utilità.

Ma gli scienziati che hanno condotto il nuovo studio hanno detto che il dispositivo è la prima terapia in un decennio che riesce a prolungare la vita nelle persone con il glioblastoma, il tumore cerebrale più comune e più maligno tra le neoplasie della glia, in cui la sopravvivenza media è di 15 mesi, anche con il miglior trattamento.

È così aggressivo e difficile da trattare che anche piccoli guadagni in termini di sopravvivenza sono considerati importanti.

I nuovi risultati indicano il dispositivo dovrebbe entrare a far parte della cura standard offerta a tutti i pazienti con glioblastoma di nuova diagnosi.

L’attaccamento sociale e dell’amore nell'ambito neurologico

Neurologia del sentimentoSono numerosi gli studi inerenti la relazione d’amore da un punto di vista neurobiologico, alcuni si sono soffermati esclusivamente sugli aspetti legati alla risposta neuroendocrina della relazione, altri sugli aspetti più strettamente legati alla risposta dell’encefalo.

Un esempio di studio focalizzato sulla risposta neuroendocrina è quello di Sue Carter (1998). Obiettivo del suo studio era quello di indagare la risposta comportamentale e neuroendocrina dell’attaccamento sociale e dell’amore.

Classicamente, il comportamento di relazione con i genitori e il comportamento sessuale sono associati al concetto di amore. Secondo questa autrice, che si è occupata di fare una revisione e rilettura dei principali studi su questo argomento, c’è una relazione significativa tra l’attività dell’asse ipotalamo-cortico-surrene (HPA; hypothalamic-pituarity, adrenal) e la successiva espressione dei comportamenti sociali e di comportamenti relazionali e di attaccamento.

In particolare è stato riscontrato che c’è una riduzione dell’attività dell’asse HPA nel caso in cui si stiano verificando relazioni di tipo positivo, mentre c’è un aumento dell’attività dell’asse HPA nel caso in cui la relazione sia negativa.

Esiste una relazione tra stress e dermatite?

Dermatite da stressInnanzitutto il merito di aver apportato un significativo contributo scientifico alle ricerche sullo stress è di un neuroendocrinologo austriaco, tale Hans Selye, che nel 1936 nel corso di una serie di esperimenti sottopose i topi da laboratorio a quotidiane iniezioni e verificò che a prescindere dalla sostanza iniettata, soluzione fisiologica o altro, i ratti manifestavano gli stessi sintomi.

Comprese, pertanto, che esisteva una stretta relazione tra lo stimolo esterno pericoloso o minaccioso, rappresentato da quelle “quotidiane iniezioni”, e la reazione biologica interna dell’organismo.

Lo stress, altro non è che “la risposta aspecifica strategica dell’organismo innanzi a situazioni di possibile pericolo, o comunque di fronte ad avvenimenti imprevisti”.

Secondo la sua teoria lo stress si sviluppa attraverso tre fasi:

  1. fase iniziale di allarme, in cui si attivano una serie di processi psicofisiologici;
  2. fase di resistenza, in cui l’organismo tenta di adattarsi;
  3. fase finale di esaurimento, in cui l’organismo privato di tutte le sue scorte energetiche non ha la capacità di continuare a difendersi e adattarsi. Selye definì l’intera sequenza come Sindrome generale di adattamento (SGA).

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