Mari

Sempre meno vita nell'Oceano Pacifico a causa dell'inquinamento

Ivan MacfadyenL’oceano Pacifico è morto, è svuotato di ogni vita. Ci sono solo rifiuti e barche per la pesca industriale intente a saccheggiare accuratamente quel poco che è ancora rimasto.

Ha fatto il giro del mondo, sui media di lingua inglese, il racconto struggente, tragico e a suo modo poetico di un marinaio, Ivan Macfadyen (foto), che ha ripetuto la traversata del Pacifico effettuata dieci anni fa. Allora fra l’Australia e il Giappone bastava buttare la lenza per procurare pranzo e cena succulenti. Stavolta in tutto due sole prede. Dal Giappone alla California, poi, l’oceano è diventato un deserto assoluto formato da acqua e rottami.

Nessun animale. Non un solo richiamo di uccelli marini. Solo il rumore del vento, delle onde e dei grossi detriti che sbattono contro la chiglia.

Il racconto di Ivan Macfadyen, vecchio marinaio col cuore spezzato dopo 28 giorni di desolata navigazione nel Pacifico, è stato raccolto dall’australiano The Newcastle Herald ed è stato variamente ripreso da decine e decine di testate, tutte in inglese.

Macfadyen ha navigato con il suo equipaggio a bordo del Funnel Web sulla rotta Melbourne - Osaka – San Francisco. Dice di aver percorso in lungo e in largo gli oceani per moltissimi anni, dice di aver sempre visto uccelli marini che pescavano o che si posavano sulla nave per riposarsi e farsi trasportare. E poi delfini, squali, pesci, tartarughe… Stavolta nulla di tutto ciò: nulla di vivo per oltre 3.000 miglia nautiche.

Quali regioni dell'Indonesia finiranno sotto il mare?

IndonesiaLa parola chiave è torbiere. La torba è un accumulo di vegetazione parzialmente carbonizzata, accumulatasi nelle foreste paludose di Sumatra e Borneo.

Negli ultimi dieci anni la corsa alla terra per la produzione di olio di palma e di carta ha preso di mira le foreste torbiere di Indonesia e Malesia, che sono state abbattute, drenate e convertite in piantagioni.

Ma la natura si sta prendendo la sua rivincita: una volta asciugata, la torba si ossida, e mentre si rilascia enorme quantità di carbonio nell'atmosfera, svanisce nell'aria.

Così il livello del suolo si abbassa, un fenomeno che si chiama o “subsidenza del suolo”. Di conseguenza, le vaste regioni del sud-est asiatico saranno irreversibilmente inondati da acqua dolce o perfino da acqua salmastra.

La perdita della produzione agricola in queste vaste aree avrà conseguenze socio-economiche gravi e per questo si rendono necessari radicali cambiamenti alle politiche di uso del territorio nelle torbiere.

La soluzione sta nel proteggere le rimanenti foreste palustri torbiere e nel ripristino delle aree degradate. Questo può essere fatto solo attraverso la cooperazione con le comunità locali e l'industria e, in combinazione con uno sviluppo economico sostenibile.

Oceani distrutti dall'uomo

Sacchetti di plastica in mareSono un ammiratore delle inchieste di Dahr Jamail. In questo articolo, Oceani in crisi, Jamail ci dice che stiamo perdendo gli oceani. Parla della distruzione degli oceani da parte dell’uomo.

È una distruzione reale, con conseguenze ad ampio spettro.

Il fatto è inequivocabile.

Dal mio punto di vista la distruzione degli oceani da parte dell’uomo è un ulteriore sintomo della natura rovinosa del capitalismo privato. Nel capitalismo non c’è alcun pensiero volto al futuro del pianeta e dell’umanità, solo per i bonus e i profitti a breve termine. Di conseguenza i costi sociali sono ignorati.

Il capitalismo può funzionare se i costi sociali ed esterni possono essere inclusi nei costi di produzione. Però le compagnie più potenti possono bloccare un capitalismo socialmente funzionante grazie ai loro contributi alle campagne politiche.

Di conseguenza, sono i capitalisti stessi a fare del capitalismo un sistema disfunzionale. Potremmo aver raggiunto il punto in cui i costi esterni di produzione sono maggiori del valore del tornaconto capitalista. L’economista Herman Daly ha fatto un caso studio su questo punto.

Mentre i potenti capitalisti usano l’ambiente per se stessi come una discarica gratuita, i costi accumulati minacciano la vita di tutti.

Pagine