Società

Brexit: Soros da catastrofista diventa ottimista

George Soros - UK’esito del voto a favore di uan Brexit è stato uno choc anche per George Soros, ma la tragedia non sembra più un ‘fait accompli‘ come poteva sembrare nelle ore immediatamente successive all’ufficializzazione della vittoria dei no all’Europa da parte del popolo britannico o per lo meno dei 46,5 milioni di cittadini che si sono recati alle urne il 23 giugno.

In un intervento al Parlamento europeo, il guru degli investimenti ha detto che, anzi, la Brexit ha creato uno “slancio positivo per costruire un’Europa più forte e migliore”. Detto questo rimane il fatto che il referendum britannico ha aperto “una nuova crisi” in Europa già malandata.

Più di quattro milioni di persone hanno firmato una petizione per chiedere al Parlamento di tenere un secondo referendum. “Nel momento in cui in Parlamento si discuterà di questa petizione, non è da escludere che altre persone firmeranno la petizione, superando il numero di quelle che hanno votato per la Brexit”.

Gli Usa sono il braccio armato dell’aristocrazia nera

Riccardo Tristano TuisL’aristocrazia nera, ovvero: storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia.

È il tema dell’ultima indagine di Riccardo Tristano Tuis, saggista e musicista. Punto di partenza:

quali sono le origini della cosiddetta aristocrazia nera?

Che cosa si nasconde dietro ai simboli, l’araldica e le gesta di certi casati nobiliari?

Che rapporto hanno con il potere?

«Nel corso dei secoli – scrive Tuis – i simboli e le religioni si sono trasformati in diábolos, strumenti d’inganno per separare anziché essere impiegati nella loro funzione naturale di unità (symbolon)», all’insegna del “divide et impera”, che «è stata da sempre la regina delle strategie finalizzata al mantenimento del potere dell’aristocrazia nera sul territorio». Poche famiglie, da sempre, controllano la nostra vita.

I documenti riservati di Greenpeace riguardanti il Ttip

TtipLa firma del Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip) tra Unione europea e Stati Uniti mette a rischio gli standard europei sull’ambiente e la salute. Lo rivelano alcuni documenti diffusi da Greenpeace e pubblicati il 2 maggio dal quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.

L’organizzazione ambientalista è entrata in possesso di 248 pagine di documenti riservati, che riguardano alcune questioni come il cibo, i cosmetici, le telecomunicazioni, i pesticidi e l’agricoltura.

Secondo i sostenitori del Ttip, il trattato farà nascere la più grande area di libero scambio al mondo, creando nuovi posti di lavoro. Secondo gli attivisti, le associazioni e i movimenti che si oppongono al trattato, invece, il Ttip è frutto delle pressioni delle multinazionali e finirà per tutelare solo gli interessi delle aziende, ignorando quelli dei lavoratori e dei consumatori. In realtà, stando a quanto si legge nei documenti diffusi da Greenpeace, le trattative tra Stati Uniti ed Europa sono in una fase di stallo e le posizioni tra i due blocchi sono molto distanti.

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