Società

La strage degli albini africani

Albina africana mutilataGli Albini della Tanzania sono ‘braccati come animali’, venduti dalle proprie famiglie in un commercio alimentato da alcune delle persone più potenti del paese.

Gli africani credono che le loro parti del corpo portino ricchezza e fortuna – e per questo, le persone sono disposte a pagare fino a 3000 o 4.000 dollari per un arto, o tanto fino a 75.000 – circa £ 70.000 euro – per un corpo intero.

Le persone con albinismo sono regolarmente attaccate da persone che tagliano i loro arti – un atto che o li lascia gravemente mutilati, o li porta alla morte.

l’albinismo è una condizione genetica ereditaria che causa una totale assenza di pigmentazione della pelle, dei capelli e degli occhi, e colpisce un tanzaniano su 1.400, spesso a causa di consanguineità in comunità remote e rurali, dicono gli esperti.

In Occidente, colpisce solo una persona su 20.000.

Il caso più recente ha visto un bambino di quattro anni venire rapito dalla sua casa nel mese di dicembre.

Il padre e lo zio sono stati entrambi arrestati in relazione alla sua scomparsa, non è stato più ritrovato. Se lo sono venduto: sarà stato fatto a pezzi per fare ‘pozioni magiche’.

L’albinismo è anche l’occasione di capire come la razza non sia una mera questione di ‘colore della pelle’ – come dicono i superficiali – gli albini africani, che hanno la pelle bianca al limite della trasparenza, rimangono di razza negroide: nessuno, guardando le foto, potrebbe confondersi. La razza è qualcosa di più profondo: dal sistema nervoso a quello muscolare passando per quello intellettivo.

Per gli scienziati i soldi fanno la felicità

RicchezzaÈ il risultato di un lungo report del Wall Street Journal. Con un avvertimento: forse non state sfruttando alla perfezione i vostri guadagni

>“Abbiamo scoperto prove molto chiare che in tutte le nazioni del mondo i ricchi sono più felici dei poveri. E la popolazione delle nazioni più ricche è più felice di quella delle nazioni più povere”. Lo affermano gli economisti Betsey Stevenson e Justin Wolfers in uno studio pubblicato sul National Bureau of Economic Research.

Un chiarissimo esempio di scienza dell’ovvio, a prima vista: serviva davvero ribadirlo? Probabilmente sì, per almeno due ragioni. La prima è che c’è anche chi sostiene il contrario (è il cosiddetto paradosso di Easterlin). Il secondo è che, nella scienza, tutto va sempre dimostrato. Anche l’ovvio. Soprattutto l’ovvio, a volte.

Il legame tra denaro e felicità è il soggetto di un lungo report appena pubblicato sul Wall Street Jorunal, che ricostruisce i risultati degli ultimi dieci anni di ricerca da parte di psicologi ed economisti. Scoprendo che alcune delle conclusioni, in realtà, non sono proprio così tanto ovvie come possa sembrare a prima vista.

Siamo nell’era digitale ovvero nell'era della solitudine

Come possiamo definire questo nostro tempo?

Non è il tempo dell’informazione: la sconfitta dei movimenti di educazione popolare ha lasciato un vuoto che ora viene colmato da teorie di marketing e ipotesi di complotti.

Come l’età della pietra, quella del ferro e quella dello spazio, l’era digitale ci dice molto sui prodotti, ma poco sulla società. L’antropocene, in cui gli esseri umani producono il maggior impatto sulla biosfera, non basta a differenziare questo secolo dai precedenti venti.

Qual’è l’evidente trasformazione sociale che contrassegna il nostro tempo distinguendolo da quelli che lo hanno preceduto?

A me appare ovvio: questa è l’Era della Solitudine. Quando Thomas Hobbes sostenne che nello stato di natura, prima che emergesse un’autorità che esercitasse un controllo, eravamo tutti in guerra “l’uno contro l’altro”, non avrebbe potuto fare un errore più grande. Fin dall'inizio eravamo creature sociali, una sorta di api mammifere, che dipendevano completamente le une dalle altre.

Gli ominidi dell’Africa orientale non avrebbero potuto sopravvivere da soli neanche una notte. Siamo costituiti, in misura maggiore rispetto a quasi tutte le altre specie, dalla relazione con gli altri. L’epoca in cui stiamo entrando, in cui viviamo separati, non è simile a nessun’altra epoca precedente. Tre mesi fa abbiamo letto che la solitudine è diventata un’epidemia tra i giovani adulti. Ora veniamo a sapere che è un disagio altrettanto grave nelle persone più anziane.

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