Degrado sociale

Un pianeta di individui sempre più stupidi

Scemo Uno dei meccanismi principali che regola l'evoluzione è la pressione che un ecosistema, il clima, o una specifica creatura esercitano sul ciclo vitale di un organismo. L'essere umano, ad esempio, si è trovato spesso in passato nelle condizioni di subire pressioni: il clima glaciale e desertico, o i grandi predatori e le prede di grossa taglia hanno costretto i nostri antenati a spremere le meningi e a sviluppare un ingegno del tutto unico nel regno animale.

Pare tuttavia che la stessa pressione che ha contribuito a sviluppare il nostro cervello stia progressivamente sparendo, facendoci diventare sempre meno intelligenti (definizione grossolana, lo so bene).

Questa ipotesi è stata recentemente proposta da una ricerca, pubblicata sulla rivista Trend in Genetics, in cui si sostiene che la pressione evolutiva sull'essere umano si sia fatta sempre più lieve a partire dai primi insediamenti agricoli risalenti a migliaia di anni fa.

“Lo sviluppo delle nostre abilità intellettive e l'ottimizzazione di migliaia di geni coinvolti nell'intelligenza si è probabilmente verificata in gruppi dispersi di individui prima che i nostri antenati emergessero dall'Africa” spiega Gerald Crabtree, membro del team di ricerca della Stanford University.

Quando vagavano liberi per le savane africane alla ricerca di un pasto facile, i nostro progenitori erano dotati di un bagaglio di abilità nato dalle necessità di sopravvivenza: modificare una pietra o un pezzo di legno, ad esempio, poteva garantire un vantaggio di importanza vitale contro uno dei grossi predatori africani del tempo, o un utilissimo supporto per la cattura di grosse prede ad alto contenuto proteico.

Con il nuovo redditometro in Italia fino a 9 mila euro in più di tasse

TasseCon il nuovo redditometro, lo strumento che consente di confrontare i redditi dichiarati dai contribuenti con il loro tenore di vita sulla base delle spese sostenute, gli italiani rischieranno, nel peggiore dei casi, di pagare fino a 9mila euro in più di tasse.

È una prima stima degli effetti elaborata dell’ufficio studi della Cgia di Mestre. Secondo l’associazione, con un maggior reddito stimato dal fisco pari a 10.000 euro, se il contribuente raggiunge l’accordo con l’Agenzia delle Entrate che gli sconta il reddito imponibile del 5%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte dovrà versare tra i 4.250 euro circa e i 5.640 euro. Se, invece, non accetta la proposta del fisco e fa ricorso alla Commissione tributaria e alla fine dei due gradi di giudizio perde, il contribuente dovrà versare tra 6.815 e 8.906 euro.

Le simulazioni, sottolinea l’Ufficio studi della Cgia, sono state fatte su 3 tipologie reddituali: 20.000 euro, 40.000 euro e 80.000 euro. Al di sotto dell’ultima soglia, è ricordato, c’è il 98% del totale dei contribuenti italiani.

Nel caso, invece, si raggiunga un “compromesso” con l’Agenzia delle Entrate che riduca il reddito imponibile del 20%, tra maggiori imposte e sanzioni ridotte il contribuente dovrà versare tra i 3.366 euro fino a 4.750 euro.

Ecco come la ricchezza viene trasferita dai lavoratori agli speculatori finanziari

ImpiccagioneNell'edizione 2012 del libro
Occupy Money> uscito da pochi giorni, la Professoressa Margrit Kennedy scrive che dal 35% al 40% di quello che spendiamo serve a pagare interessi. Questi interessi vanno a banchieri, finanzieri, e obbligazionisti, che taglieggiano quindi il PIL - USA dal 35% al 40% del suo valore.

Commercianti, fornitori, grossisti e dettaglianti lungo tutta la catena della produzione si basano sul credito per pagare i conti. Devono pagare la manodopera e i materiali prima di avere un prodotto da vendere e prima che il compratore finale paghi il prezzo del prodotto, 90 giorni dopo.

Ogni attore della catena aggiunge interesse per i suoi costi di produzione, che vengono trasferiti al consumatore finale. La dottoressa Kennedy parla di oneri per interessi che vanno dal 12% per la raccolta dei rifiuti, al 38% per l'acqua potabile fino al 77% per un affitto di una casa popolare nella sua nativa Germania.

Queste cifre sono pubblicate in una ricerca dell'economista Helmut Creutz, che le ha estratte da documenti ufficiali della Bundesbank e si riferiscono alle spese delle famiglie tedesche per i beni di tutti i giorni e per i servizi nel 2006, ma cifre simili si possono incontrare anche nelle analisi dei profitti del settore finanziario negli Stati Uniti, dove corrispondono a un enorme 40% dei profitti finanziari del 2006. Questa percentuale era del 7% nel 1980.

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