Ricerche

Materiali bidimensionali per i transistor del futuro

Transistore in disolfuro di molibdenoL’elettronica del futuro a base di materiali bidimensionali. Pisa tra i protagonisti nella corsa per la realizzazione di nuovi nanotransistori a basso consumo

La studio condotto da un team internazionale di ricercatori è stato pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology

Sempre più piccoli e basso consumo: sono i transistor del futuro, ma non è detto che siano in silicio. Una classe di materiali bidimensionali si unisce infatti al grafene nella sfida per dominare l’elettronica del domani.

Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Nature Nanotechnology, è frutto del lavoro dei ricercatori dell’Università di Pisa che hanno collaborato con i colleghi dell’Istituto Italiano di Tecnologia, del Massachusetts Institute of Technology, dell’Università di Notre Dame, dell’Università di Dallas, della società di ricerca AMO e di Texas Instruments.

“Negli ultimi anni la comunità scientifica ha mostrato un forte interesse per i materiali bidimensionali come sostituti del silicio in elettronica - spiega Gianluca Fiori del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell’Ateneo pisano - materiali dello spessore di un solo atomo come i calcogenuri dei metalli di transizione (TMD), il seleniuro di bismuto o il grafene, che per questo motivo sono promettenti per la realizzazione di transistor piccolissimi, fino a cinque nanometri, mentre quelli attuali sono circa 20 nanometri. Per rendersi conto delle dimensioni, un virus è circa 100 nanometri, un batterio è circa mille nanometri, e lo spessore di un capello è circa centomila nanometri”.

Nello spazio gli astronauti rischiano la fertilità

AustronautaIl volo spaziale potrebbe rendere sterili gli astronauti e quindi ostacolare i piani per una missione umana a lungo termine su Marte.

Gli esperimenti sugli animali hanno dimostrato che gli organi riproduttivi sia maschili che femminili sono danneggiati dalla gravità zero.

È anche probabile che la radiazione non mediata nello spazio danneggi le ovaie delle donne e la produzione di sperma degli uomini.

Sebbene la maggior parte degli astronauti ha già una famiglia al momento in cui va nello spazio, la NASA è così preoccupata che ora offre il congelamento di ovociti e spermatozoi.

Guardoni. L’agenzia spaziale statunitense sta studiando l’attività di accoppiamento di un gruppo di topi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per determinare la gravità del problema.

Studi russi precedenti hanno mostrato che quando ratti maschi e femmine sono stati inviati nello spazio nel 1979 non si sono accoppiati. Un altro studio ha rilevato che quando i roditori di sesso maschile sono stati messi in condizioni simulate di gravità zero non potevano più produrre sperma.

Il dottor Joseph Tash, del Dipartimento di Fisiologia Molecolare e Integrativa presso l’Università del Kansas: “Noi in realtà non abbiamo i dati umani per determinare se davvero quello che stiamo vedendo negli animali è traducibile per gli esseri umani. Ma stiamo assistendo a grandi impatti negli animali”, ha detto.

Stabilita la datazione del lago più antico d’Europa

Clicca per ingrandireLo studio, pubblicato sulla rivista Eos, è stata realizzato da un team internazionale con l’importante contributo dei ricercatori dell’Università di Pisa

È più giovane di quanto si credesse, sebbene la sua età, oltre un milione di anni, sia comunque ragguardevole. Si tratta del lago di Ohrid (Ocrida), il lago più antico d’Europa, che si trova a metà fra l’Albania e la Macedonia.

L’esatta datazione è stata calcolata da un team internazionale di cui fa parte un gruppo di studiosi italiani guidato da Giovanni Zanchetta, ricercatore del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, e composto da esperti degli Istituti CNR-IGAG (Geologia Ambientale e Geoingegneria) di Roma e CNR-IGG (Geoscienze e Georisorse) di Pisa, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Pisa e di Roma e delle Università di Bari e La Sapienza di Roma.

La ricerca è partita nel 2013 con una campagna di carotaggio profonda in cinque siti del lago. I primi risultati emersi dall’analisi dei sedimenti estratti (in totale oltre 2 km di “carote” ora conservate all’Università di Colonia in Germania) sono stati resi noti nel 2014 in articolo sulla rivista internazionale Eos.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato Giovanni Zanchetta – era di raggiungere, attraverso dei carotaggi profondi, la base dei sedimenti lacustri e di ricostruire la storia climatica e biologica del luogo. La ricchissima messe di dati emersa ci ha permesso, per la prima volta, di indicare l’età orientativa del lago, oltre un milione di anni, e di avanzare alcune ipotesi preliminari sulla formazione delle faune endemiche del bacino”.

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