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L’Agenzia NOAA conferma: le scie degli aerei sono geoingegneria

GeoingegneriaAllarme dell’Agenzia NOAA: le scie degli aerei sono Geoingegneria.

«Attualmente stiamo utilizzando involontariamente la geoingegneria».

Non sono le parole di un attivista, ma di Chuck Long, membro dell’Earth System Research Laboratory del NOAA, l’agenzia federale USA che studia le condizioni atmosferiche e dell’atmosfera. Si tratta dunque di un esperto interno alla più autorevole agenzia di ricerca del mondo su questi temi, e le sue dichiarazioni non possono passare inosservate.

Le ha pronunciate al convegno della American Geophysical Union (si può verificare a questo link), attribuendo alle scie emesse dagli aerei lo sbiancamento dei cieli in alcune parti del mondo. Long e altri scienziati se ne sono accorti studiando la quantità di luce solare che raggiunge la superficie terrestre. Si tratta di un’energia che non è costante: dal 1950 al 1980, per esempio, il Sole sembrava più fioco, poi invece l’intensità è tornata a crescere. Gli esperti hanno cercato di capire le cause di questa intermittenza, rapportandola alla variabilità naturale dell’emissione solare. Ma non sono stati trovate connessioni tra i due fenomeni, ha precisato Martin Wild, ricercatore dell’Institute for Atmospheric and Climate Science del Politecnico di Zurigo.

E poi la scoperta: la causa sono le particelle sparse in atmosfera dagli aerei.

I progetti del Pentagono per manipolare la meteorologia

GeoingegneriaEd ora… una sigla oscura e minacciosa, OTW, Owning the Weather. Possedere il tempo (sotto il profilo meteorologico)… parole che fanno venire i brividi. Eppure questo è diventato da anni il “credo” del Pentagono, sempre a caccia di sistemi che offrano una maggiore letalità da contrapporre ai suoi nemici.

Da più di 40 anni gli Stati Uniti stanno incoraggiando la ricerca di ciò che è stato descritto come “modificazione del clima per scopi benefici”… anche se, in realtà, è per un possibile uso bellico.

Il capo di stato maggiore della US Air Force, generale Thomas D. White durante il meeting consultivo presidenziale Weather Control, dichiarò con fermezza che “possedere il tempo” costituiva un’arma molto più potente della bomba atomica”.

A prima vista, certo, l’idea di rendere fertili le zone aride aiutandone il clima, potrebbe sembrare la porta del paradiso: i popoli che da secoli si sono avvicendati nei deserti, rispettosi dell’acqua nascosta in profondi pozzi, arsi dal sole e dalla sabbia rovente, potrebbero avviare una nuova era di benessere con queste tecnologie moderne che consentono di spostare gli eventi meteorologici a loro favore sul pianeta. L’acqua è uno tra i quattro elementi che costituiscono l’universo secondo tutte le filosofie dell’antichità. L’acqua, chiamata “sorella” da Francesco d’Assisi per essere la principale fonte della vita, costituisce il 60-75 % del nostro corpo.

La vera meteorologia contrasta con le manipolazioni del negazionismo

Partly cloudyOrmai lo schema è sempre il medesimo: periodi più o meno lunghi di siccità sono punteggiati da fenomeni violenti (nubifragi, trombe d’aria, burrasche).

Questa alternanza di aridità e di piogge rovinose, concentrate sia nello spazio sia nel tempo e, per tale ragione, spesso all’origine di sfaceli, non dipende certo dal tanto sbandierato aumento di biossido di carbonio in atmosfera, ma da interventi militari.

Infatti, un incremento della percentuale di CO2 dovrebbe determinare una maggiore piovosità distribuita complessivamente in modo omogeneo nelle varie zone e nei mesi dell’anno, secondo i parametri della zona climatica: il regime pluviometrico dovrebbe essere più regolare ed equilibrato, non contraddistinto da spaventose discrepanze cronologiche e regionali né da fenomeni violenti.

Eppure assistiamo a tempeste che si accaniscono quasi sempre negli stessi territori, laddove altre plaghe restano all’asciutto.

Si pensi, a titolo di esempio, al netto contrasto tra le condizioni atmosferiche della West Coast (dalla California all’Alaska) isterilita da una pluridecennale carenza di piogge ed il Midwest, non di rado flagellato da piogge torrenziali.

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