Cervello

La pipì in piscina danneggia il cuore, polmoni e cervello

Pipì in piscinaUna pratica poco igienica fare pipì in piscina, ma è anche dannosa per cuore, polmoni e cervello

Pipì in piscina dannosa per cuore polmoni e cervello oltre che poco igienica 08/03/2014. E’ risaputo: fare la pipì in piscina è indubbiamente una cosa poco igienica.

La novità è nella scoperta che le urine disperse nell’acqua trattata della piscina costituiscono una miscela dannosa per la salute. A studiare ed arrivare a questa conclusione è stato un team di ricercatori della Purdue University e dalla China Agricultural University.

In particolare, secondo gli studiosi, le conseguenze più deleterie dell’immergersi in acque trattate chimicamente come quelle della piscina è dannosa per cuore, polmoni e cervello.

In pratica, la reazione chimica fra l’acido urico della pipì ed il cloro utilizzato per il trattamento dell’acqua della piscina produce infatti il cloruro di cianogeno, la cui inalazione o assunzione per via orale, sarebbe causa di disturbi all’apparato respiratorio, a quello cardiaco ed anche al sistema nervoso centrale.

Sulla portata dei danni causati dal composto generato da pipì e acqua di piscina gli studi sono ancora in corso, ma non sembrerebbero esserci dubbi sul fatto che il cloruro di cianogeno generato sia dannosa per la salute per grandi e piccini.

Nei televisori di ultima generazione inserita tecnologia Usa per manipolare il cervello

Televisione spazzaturaDi mezzo ci sono le ESSE ESSE, ma i nazisti questa volta non c'entrano, bensì criminali più pericolosi e subdoli che già quasi controllano economicamente il globo.

Il tema è un altro tabù, strettamente interconnesso all'aerosolterapia bellica realizzata in gran parte del mondo dal governo degli Stati Uniti d'America, a base di scie chimiche imbottite di sostanze tossiche, come ad esempio il bario che rende l'aria più elettroconduttiva.

Si chiama in gergo tecnico “Sistema di Gamma Acustica Silenziosa (SSSS)”. Così magari non dice niente ai più.

Ma se aggiungiamo l’espressione trasmissione tv digitale, qualcuno ricorderà la fretta per espanderla. Chi non rammenta la premura che hanno avuto anche in Italia, nel far sì che in un arco di tempo breve il segnale digitale raggiungesse ogni regione dello Stivale?

WI-FI: il distruttore invisibile della nostra salute

Pericolo radiazioni wifiQuella che risulta essere la principale minaccia per la nostra salute è anche naturalmente quella che più viene tenuta nascosta dai media. Un giro economico più che miliardario, legato ai settori in piena crescita della telefonia e della tecnologia wireless in genere, monopolizza infatti l’informazione, impedendo che si sappia a livello di massa un’inquietante verità: l’esposizione alle radiazioni di microonde a basso livello (Wi-Fi) è causa conclamata di irreversibili danni cerebrali, cancro, malformazioni, aborti spontanei, alterazioni della crescita ossea. E la fascia di popolazione più a rischio è rappresentata in assoluto dai bambini e dalle donne.

Non stupisce quindi che tutto questo fosse ben noto e documentato in ambito medico e scientifico già molto prima che la tecnologia Wi-Fi dilagasse in tutte le nostre case, arrivando quotidianamente alla portata anche dei bambini. Gli effetti biologici non solo pericolosi, ma letali di questa tecnologia sono stati abilmente tenuti nascosti al pubblico per preservare i lauti profitti delle aziende e per foraggiare le tasche dei vari Bill Gates, Steve Jobs e Carlo De Benedetti.

Come ha dimostrato il Professor John Goldsmith, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Epidemiologia e Scienze della Comunicazione, l’esposizione alle radiazioni di microonde Wi-Fi è diventata ormai la prima causa di aborti spontanei: addirittura nel 47,7% dei casi di esposizione a queste radiazioni, i casi di aborto spontaneo si verificano entro la settima settimana di gravidanza. E il livello di irraggiamento incidente sulle donne in esame partiva da cinque microwatt per centimetro quadrato. Un tale livello potrebbe sembrare privo di senso per un non scienziato, ma diventa però più significativo se diciamo che è al di sotto di quello che la maggior parte delle studentesse riceve in un’aula dotata di trasmettitori Wi-Fi, a partire dall’età di circa cinque anni in su.

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