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Svizzera: stop all'immigrazione di massa. Un bello smacco per l'Europa
Uno schiaffone in piena faccia. Questa l’immagine, un poco a tinte forti, con la quale potremmo sintetizzare l’esito dell’odierno referendum svizzero in tema di immigrazione.
Si trattava dell’iniziativa popolare del partito della destra nazional-conservatrice UDC dal titolo, come al solito concreto fino alla brutalità, “contro l’immigrazione di massa”. In realtà, l’obiettivo dei promotori è meno draconiano di quel che potrebbe apparire: nessuna espulsione di massa o revoche di cittadinanza alle viste, ma una reintroduzione del controllo confederale sulla materia attraverso il meccanismo delle “quote” e la contestuale rinegoziazione del trattato di libera circolazione delle persone al quale anche la Svizzera ha aderito, dopo laboriose trattative ed un altro voto popolare nel 2002.
In questi termini la proposta è sembrata, perlomeno alla risicata maggioranza dei favorevoli nelle urne, più una questione di buonsenso che una pericolosa deriva populista come era stata dipinta dall’insieme di partiti, sindacati ed organizzazioni imprenditoriali svizzere e dall’interessata burocrazia continentale sempre più ansiosa di stringere nel proprio abbraccio mortale la riottosa nazione alpina.
Fino a poche settimane or sono il destino del quesito sembrava scontato: un netto rifiuto previsto ed avallato da tutti i centri di potere, in primis dal Consiglio Federale, dalle burocrazie di cui sopra e dai media liberal e compiacenti.